Introduzione di Alfio Bassotti al convegno sul tema: “La politica nelle Marche: passato e presente in prospettiva Europea”

settembre 15th, 2009

Introduzione di Alfio Bassotti al convegno sul tema

“La politica nelle Marche: passato e presente in prospettiva Europea”

Jesi -  01/12/02 – Auditorium Hotel Federico II

 Cari amici,

 Al di là del fatto che all’esterno di questa sala via sia o meno il sole, quella odierna è una bella giornata.

 Una bella giornata perché oggi Voi siete qui per dare una testimonianza importante: quella, cioè,  che in tutti noi rimane ferma la memoria storica ed il senso della riconoscenza verso coloro che per tanti hanno contribuito con generosità e disinteresse a servire le nostre comunità come ha fatto l’amico Neampotisto Filonzi  Ducci che oggi abbiamo voluto commemorare.

 E’ una bella giornata perché Voi siete qui a dimostrazione che il valore del dialogo, il confronto appassionato ma sereno, la virtù della tolleranza e del rispetto reciproco, la sete del conoscere ed il senso dell’amicizia sono tra i valori profondi che  da sempre caratterizzano il nostro convivere civile  e che per tanti anni hanno reso il dibattito politico nobile, ricco di sentimenti e di proposte positive.

 Una bella giornata perché segna anche un momento importante per i tanti che tra noi che hanno condiviso l’avventura politica  nella Democrazia Cristiana: un’esperienza, come è noto, diluitasi in mille rivoli dal 1993 e che oggi ritrova un primo momento di riaggregazione con la nascita del UDC che unifica la vicenda politica del CCD, del CDU e di Democrazia  Europea.

Un prima esemplificazione politica a cui noi auspichiamo possano, al più presto, far seguito ulteriori e significativi momenti di aggregazione che tendano ad esemplificare sempre di più un quadro politico attualmente troppo frastagliato, litigioso e conflittuale.

Voglio perciò ringraziare in modo particolare il Senatore Alessandro Forlani che ci ha voluto onorare della sua presenza rinunciando a partecipare ad altre manifestazioni del suo partito che in questa giornata sono in corso numerose in tutta la regione.

 Una bella giornata, infine, perché sono presenti anche amici di altre province  che guardano con particolare interesse alla nostra iniziativa

 Detto questo penso che, raccogliendo una simpatica provocazione giornalistica, sia utile che illustri sinteticamente le ragioni che mi hanno spinto, dopo 10 anni di assoluto silenzio politico,  a parlare:

Si potrebbe, infatti, pensare:

-         che possa farlo per la necessità di avere una platea ed una occasione  in cui rivelare chissà quali misteri della prima repubblica: misteri che in verità non esistono se non nell’immaginario di chi è probabilmente in malafede.

-         o che possa farlo perché io coltivi chissà quali obbiettivi nascosti visto la insistenza, alcuni potrebbero dire la cocciutaggine, nel voler promuovere,  insieme ad altri amici, questa  nostra iniziativa.

 Tutti interrogativi questi a cui è facile dare una risposta:

 Desidero precisare innanzitutto che in riferimento alla mia vicenda personale più che di sassolini, io dovrei togliermi dalle scarpe dei veri e propri macigni che rischierebbero di fare chissà quali e quanti danni.

Ed io, cari amici, di macigni pericolanti me ne intendo molto: credo, infatti, di poter affermare di essere addirittura un esperto avendo dovuto provvedere spesso, a suo tempo, in qualità di assessore alla protezione civile, a numerose bonifiche di pareti rocciose piene di massi pericolanti, ( gola di Frasassi, la gola del Furlo, la Rocca di Carpegna, il Cornello, la strada Salaria ( questa poi me la ricordo bene perché ho dovuto subire un procedimento indiziario con richiesta di rinvio a giudizio, per aver segnalato all’Anas lo stato di pericolo che il sopraluogo del Genio Civile, con tanto di verbale, aveva accertato: l’ipotesi delittuosa avanzata dalla procura fu che con ciò avrei potuto, ancorché indirettamente, favorire la scelta della procedura di somma urgenza con cui l’Anas doveva provveder all’appalto dei lavori necessari a rimuovere i massi pericolanti: feci presente, nell’occasione, all’autorità giudiziaria che se io non avessi segnalato il pericolo e ci fosse stato un incidente sarei poi stato accusato di tentato omicidio o, se ci fossero scappati uno o più morti di strage : per fortuna poi sono riusciti, pur con grande sforzo, a capire e mi hanno, bontà loro, prosciolto):

Vedete, amici, quanto sono pericolosi i massi!

Certo, oggi ci scherzo su, ma a suo tempo vi assicuro che la voglia di scherzare me l’anno proprio fatta passare!

Ebbene di massi dicevo me ne intendo e so perciò che gli stessi o vengono saldamente ancorati alla roccia o il loro disgaggio è una operazione talmente delicata da essere calcolata in ogni dettaglio per far si che il loro rotolare a valle e la loro rimozione non creino grossi problemi.

Ed allora i miei massi, cari amici, proprio per impedire che facciano altri guai, io li lascio ancorati alla parete della sfera giudiziaria e tutti questi problemi che comunque riguardano tale contesto lì debbono rimanere: e questo lo faccio proprio perché è alla sfera giudiziaria che affiderò presto tutta una serie di iniziative che noi ritengo utile e  necessario intraprendere, in un futuro molto prossimo, perché mi sia resa giustizia.

 Premesso poi che la nostra associazione fa attività da oltre due anni e che io ho avuto già l’opportunità di parlare a tanti amici non solo nei due incontri di natura propositiva ed organizzativa e interna, ma anche agli amici di Cupramontana, Jesi, Ostra,  Senigallia ed Ancona, e chiarito che sul piano degli scopi dell’associazione Europa III Millennio il Presidente, l’amico Antonio Mastri ha detto in questa sede tutto quello che c’era da dire e che io, come tutti gli amici, concordo totalmente con lui per cui non c’è nulla da dire o da aggiungere o da sottolineare in proposito, possiamo ora affermare che noi torniamo a parlare di politica,  torniamo cioè, dopo dieci anni, ad interessarci nuovamente di questo mondo con un’iniziativa  articolata e di ampio respiro semplicemente  perché: 

  • vogliamo contribuire a restituire alla stessa la dignità di strumento capace di dare risposte concrete ai tanti problemi insoluti ed a quelli emergenti. 
  • vogliamo contribuire a restituire alla politica la capacità di realizzare una partecipazione reale dei cittadini alle scelte che la comunità locale e quella nazionale debbono fare per la costruzione della nazione  europea. 
  • vogliamo contribuire a riscoprire ed affermare i valori di quell’umanesimo cristiano che rimane l’unica speranza di una società civile che oggi , invece, promuove o, peggio ancora, esalta concezioni edoniste, egoistiche e massimaliste del convivere civile. 
  • vogliamo contribuire ad alimentare il confronto politico, oggi del tutto asfittico, aprendolo ad una più intensa partecipazione e passione civile in grado di produrre proposte operative di alto respiro e forte spessore.

 E scusate se a qualcuno tutto questo può sembrerà poco!

Queste, quindi, cari amici, le motivazioni che ci hanno indotto a promuovere la nostra iniziativa.

 Ritornare, perciò, a far incontrare i tanti cattolici, i tanti liberal democratici che, pur avendo contribuito nella cosiddetta prima repubblica alla difesa ed allo sviluppo di quei valori di libertà, di partecipazione, di solidarietà , di pluralismo ed il cui impegno ha caratterizzato mezzo secolo della storia del nostro paese. Questi amici, all’indomani della disgregazione della DC, si sono od allontanati dalla politica, o hanno continuato a farla avvertendo però tutta la difficoltà nel testimoniare i valori di cui erano portatori in presenza di esasperate ed esasperanti concezioni massimaliste, edonistiche, qualunquistiche, marxiste o capitalistiche che di fatto ispirano così larga parte delle forze politiche oggi  in campo.

 Diventa, perciò, sempre più difficile la convivenza di tutti questi amici all’interno di partiti e delle loro aggregazioni di schieramenti proprio perché sono poco omogenei, spesso conflittuali al loro interno in quanto profondamente divisi sui i valori che debbono presiedere al modello di sviluppo della società civile che si vuol realizzare.

 Ed allora, è così irrazionale il pensare che dopo dieci anni di confusione, dopo dieci anni in cui si è privilegiato in assoluto l’apparire più che l’essere, vi sia chi pensi stiano maturando le condizioni necessarie per ricostituire nel nostro paese un raggruppamento di centro che alle attese, alle ansie,  alle aspirazioni delle gente riservi le  attenzioni necessarie e gli spazi opportuni, e si impegni  per far si che i valori essenziali della partecipazione, della solidarietà e della tolleranza  ritrovino completa cittadinanza nella società civile?

 Noi pensiamo che ciò non solo sia auspicabile, ma anche  assolutamente opportuno e necessario: ragione per la quale vogliamo impegnarci a lavorare in tale direzione per contribuire, nel nostro piccolo, alla realizzazione di tale processo. 

******* 

Fatta questa doverosa premessa, cari amici, veniamo senza ulteriori indugi a sottolineare alcuni contenuti emersi nel dibattito sviluppato da Carlo Ciccioli e Marco Luchetti che desidero vivamente ringraziare perchè, pur sapendo non essere questa una platea politica sulla quale poter loro annoverare ampi consensi, hanno accettato di essere qui tra noi per sviluppare un  dibattito politico a cui noi ora intendiamo dare il nostro contributo. 

Questa disponibilità è un fatto da sottolineare e da apprezzare perché essa probabilmente sottende, io credo, una esigenza avvertita dagli stessi relatori: quella cioè di ricostruire un libero confronto politico che, scevro dal gioco delle parti che oggi costringe ciascuno a non dire quello che pensa ma a dire solo ciò che è opportuno dire, esalti la libertà di espressione e di proposta. 

Dato atto di ciò a Ciccioli e Luchetti, anche io mi permetto di esprimermi, in piena libertà, in ordine ai problemi trattati. 

Il problema della sanità, come ho già avuto occasione di sottolineare, non può esaurirsi in uno scontro sul numero delle Asl ( una, due, quattro, venti o cento ) perché questo è un falso problema:

Il problema è capire con quali servizi, di che livello e con quale costi, una, due, venti o cento Asl possono assicurare ai cittadini delle nostra regione la  miglior assistenza possibile;

il problema è capire che, rispetto alla esigenza di tutelare il diritto alla salute, non ci può trincerare semplicemente dietro alle pur note difficoltà economiche;

il problema, allora, è quello di combattere gli sprechi laddove si verificano: distribuzione e consumo ingiustificato di farmaci, utilizzo delle strutture specialistiche ad altissimo costo giornaliero per pazienti di lunga degenza che necessitano si di assistenza ma di assistenza generica, il ricorso sistematico a prestazioni specialistiche rispetto ad una più attenta attività diagnostica ed ambulatoriale dei medici di base e così via. Ragione per cui la scelta di un sistema sanitario efficiente non può esaurirsi semplicemente nella scelta a favore o contro L’Asl unica ! (opzione questa che, per la verità, sembrerebbe sottacere una scelta di centralismo democratico: metodo di governo questo da noi sempre contestato ed avversato). 

Il problema della casa rimane sempre, oggi come ieri, un problema centrale del convivere civile poiché esso corrisponde ad una profonda e radicata aspirazione popolare: non vi è, infatti, cittadino che al di la della sua fede religiosa, al di la della sua militanza politica, al di la del suo ceto sociale non aspiri ad aver la casa ed ad averla in proprietà.

E pur di raggiungere questo obbiettivo la gente non esita a fare sacrifici, ad affrontare privazioni.

Molti sono ancora coloro che perseguono questo traguardo, così come molti sono quelli che aspirano a riconvertire la propria abitazione per dimensionarla sulle esigenze del proprio nucleo familiare.

E non si può certamente dimenticare l’enorme patrimonio edilizio dei centri storici che in larga parte è ancora da recuperare, da riconvertire e rivitalizzare. 

Oggi, a mio modesto parere, il problema della casa evidenzia nel contesto generale anche due nuovi aspetti specifici :

- La casa agli immigranti: questo, per loro è il problema principale: esso va risolto proprio perché solo la sua soluzione può realisticamente dare la misura della nostra capacità di essere un paese civile. Esso va risolto perché è così che si misura la nostra capacità di accoglienza a chi viene da noi per lavorare e vivere in pace.

 - La realizzazione di villaggi per mettere tempestivamente a disposizione una abitazione ai colpiti dalle calamità naturali (terremoti ,alluvioni ecc.). Tali abitazioni  nei periodi fuori dall’emergenza possono essere tranquillamente utilizzati per molti fini come ad esempio quello di dare ospitalità agli studenti delle varie facoltà universitarie delle Marche.

 E di questo purtroppo ancora non si parla : il che significa che l’esperienza anche del recente terremoto non ci ha insegnato niente.

 Un altro problema di natura generale è la mania che tutti hanno degli annunci a sensazione circa la realizzazione delle infrastrutture:

 Un giorno si annuncia il corridoio adriatico (II corsia, complanari forse?), l’arretramento dell’autostrada, l’arretramento della ferrovia, la metropolitana leggera.

Un altro giorno si annuncia lo studio del progetto generale della costa ( porti, piani del litorale, difesa dell’apporto idrogeologico, inquinamento e cosi via)

Un altro giorno ancora il raddoppio della ferrovia Orte Falconara

Un altro giorno, infine ,il completamento delle trasversali

 La verità poi e che non si muove niente o se qualcosa  si muove, si muove adagio; e se si muove, si muove male.

 Io non amo far polemica per la polemica perché so che essa non serve a costruire un bel niente.

Prendo atto che Vi è stato l’accordo di programma firmato dal presidente della giunta regionale ed il governo rappresentato, mi pare, dal ministro Lunardi per l’attuazione di un vastissimo intervento risolutivo dei problemi infrastrutturali delle Marche.

Lungi da me poi il mettere in discussione la serietà e l’impegno del Vice Ministro Mario Baldassarri, a cui sono legato da vecchia profonda stima ed amicizia, ed anzi prendo atto con riconoscenza dello sforzo portato da lui avanti, in prima persona, in questa direzione.

 Ma detto questo, debbo però rimarcare che sino ad oggi, in questi dieci anni, si sono fatte solo chiacchiere.

 Infatti, la 76 Vallesina in dieci anni non ha ancora ultimato i lavori degli investimenti cantierati nel 90 e Dio solo sa quando vedremo realizzati i lavori di completamento del raddoppio Serra S. Quirico – Borgo Tufico ed il tratto mi pare Cancelli – Osteria del Gatto

Non si è proceduto a completare la 77

Non si è proceduto a completare la Flaminia

Non si è proceduto a completare la strada del passo del Cornello (Pioraco Val Topina).

Il raddoppio ferroviario è fermo alla stazione di Montecarotto

Per il porto di Ancona, che ha centinaia di miliardi stanziati dal 1986, ancora siamo, in alto mare.

Ferma la variante alla statale 16 nel tratto Falconara – Baraccola, insoluto l’accesso a Nord per il porto di Ancona

Non utilizzati molti finanziamenti per i parcheggi disponibili da prima del millenovecentonovanta in forza alla legge Tognoli

Ospedali programmati e finanziati 15 anni fa non ancora terminati ( e magari, una volta ultimati, li chiuderemo)

Non esistono programmi particolari e i finanziamenti necessari per i porti turistici, per l’intervento sistematico della difesa della costa, per la sistematica sistemazione e manutenzione straordinaria delle aste fluviali ecc.

Mi fermo qui perché potrei continuare per ore.

 Vi sembro forse apocalittico?

 No cari amici,

La verità anche qui è che esiste un abisso tra programmazione, progettualità e capacità di tradurre tutto questo in opere e fatti concreti

 E secondo Voi con questo livello di infrastrutture noi diventeremo un regione europea ?.

Io credo proprio di no: è necessario perciò lavorare alacremente per recuperare il tempo perduto.

 In definitiva lo sforzo che dobbiamo fare deve essere tutto teso a proporre un’azione che partendo dal nostro modello di sviluppo proposto negli anni 70, quella della “città regione”, pervenga all’attuale fase che deve registrare un salto di qualità ed approdare alla definizione di “regione europea” . Ecco perché la sfida che ci attende è grande e ci impone di perseguire non solo uno sviluppo nord‑sud ma  anche ad uno sviluppo est‑ovest.

 Non approfondisco qui tanti altri aspetti perché avremo occasione di parlarne molto visto che le sei commissioni di studio, annunciate da Mastri, avranno appunto anche il compito di elaborare proposte capaci di sviluppare un confronto a tutto campo proprio nella direzione di disegnare una mappa dello sviluppo proponibile per la regione Marche.

 Vedete cari amici, nel concludere, è doveroso sottolineare la fase di stagnazione e di immobilismo che attraversa il dibattito politico regionale:

Troppo spesso, infatti, per non dire quasi sempre, da destra e da a sinistra si assiste, tutto al più, ad una logorante guerra di posizione, acuita da forti tensioni e scontri interni alle singole componenti, ed interni agli schieramenti contrapposti: scontri e diatribe prevalentemente  motivati dalla difesa di interessi consolidati  che alimentano inevitabilmente un profondo disorientamento della pubblica opinione ed abbassano talmente il tono del dibattito politico sì da mortificarlo e renderlo agnostico ai più.

Se fossimo cinici ci limiteremmo a registrare questo dato ed a enfatizzarlo affermando che non c’è niente di nuovo sotto il sole. E potremmo farlo citando un passo famoso della bibbia ( Qoèlet ) che recita testualmente:

 “ 3 Quale utilità ricava l’uomo da tutto l’affanno per cui fatica sotto il sole?

4 Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa.

5 II sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà.

6 Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna.

7 Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno: raggiunta la loro meta, i fiumi riprendono la loro marcia.

8 Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si sazia l’occhio di guardare né mai l’orecchio è sazio di udire.

9 Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole.

10 C‘è forse qualcosa di cui si possa dire: “Guarda, questa è una novità”?    ”

 Ma noi non siamo affatto cinici, né vogliamo fare la parte dei semplici osservatori e  freddi commentatori dello svolgersi della vicenda sociale.

Vogliamo contribuire, invece, con la nostra iniziativa a ridare slancio e freschezza alla politica che deve rinnovarsi profondamente riaprendo il dialogo con la gente, promovendo una forte ed articolata presenza sul territorio, sviluppando un serrato e produttivo confronto interne che dia  voce, spazio e visibilità a tutte le migliori energie senza chiusure ed arroccamenti preconcetti.

 Noi siamo convinti che, a lungo andare, tutto questo avverrà per una presa di coscienza che i partiti dovranno pur prendere di fronte al rischio reale di una totale disaffezione della pubblica opinione rispetto alla politica: fatto questo che rappresenta un serio pericolo di forte involuzione nel processo di  partecipazione della nostra società civile alle scelte fondamentali della vita democratica del paese: disaffezione evidenziata tra l’altro dalla sempre minore partecipazione dei cittadini alle competizioni elettorali.

 Comunque, se ciò non avverrà, noi non resteremo certamente a guardare, ma saremo, invece, pronti ad aprire una breccia nel fortino degli interessi consolidati, sponsorizzando, nelle varie competizioni elettorali candidature che rompano monolitici equilibri interni, ormai incapaci di interpretare il nuovo che emerge. Credetemi, ve lo dice qualcuno che di voti se ne intende:  sarebbe abbastanza semplice far eleggere, ad esempio, almeno un nuovo consigliere regionale in ogni collegio provinciale e concorrere nel contempo all’affermazione di altri senza creare nuovi soggetti politici (ahimè, ce ne sono già troppi ) semplicemente,  sponsorizzando od accompagnando le candidature proposte dalla varie forze politiche a noi più vicine;

 Sono convinto, cari amici, che siano molti quelli che la pensano come noi!

Vedete la gente è stanca di registrare lo svilimento del dibattito politico che oggi si esaurisce praticamente sul tema di chi è pro o di chi è contro Berlusconi.

Ed è un errore enorme quello che la sinistra ha fatto e che continua  a fare personalizzando ed esasperando, sempre di più, questo scontro cercando con ciò di dimostrare la propria coesione.

Coesione che poi va, invece, sistematicamente  in pezzi ogni qualvolta si tratta di fare scelte essenziali sui grandi temi internazionali ( come il modello per la costruzione della nazione europea, come l’alleanza atlantica, l’immigrazione, il terrorismo internazionale); una coesione che poi fa acqua ogni volta che si affrontano i temi della difesa del valore della vita o  le regole da dettare ad un ricerca scientifica che sempre di più non pone alcun limite sulla sua sacralità.

 Così come è un errore quello che fa il centro destra alimentando a volte lo scontro frontale anche su tante problematiche generali, a cui tutti giustamente vorrebbero concorrere: buon senso ed opportunità politica suggerirebbero infatti di fare esattamente il contrario.

Ed invece assistiamo ad un imbarbarimento del confronto politico che getta solo discredito sul parlamento e su i suoi rappresentanti.

 In sostanza ciò che a noi interessa è contribuire a dare una tensione ed un’anima al dibattito politico; ciò che a noi interessa è offrire contenuti per un’azione politica che realizzi una progettualità concreta, ispirata ai principi della difesa e dell’esaltazione dell’uomo.

 Sono, quindi, queste, cari amici, le ragioni profonde di questo nostro incontrarci, di questo nostro confrontarci, di questo nostro riscoprire le ragioni morali da porre a base di un rinnovato impegno civile, di questa nostra appassionata ricerca tutta tesa a cercare di dare risposte concrete ai problemi emergenti, di questo nostro tentativo di  valorizzazione delle energie migliori in grado di percorrere un itinerario che arricchisca la nostra personale esperienza e quella della comunità.

 Tutto il resto sono semplici strumenti e non finalità.

 E quando questa direttrice di marcia, viene, di tanto in tanto, inevitabilmente intralciata dalle difficoltà del quotidiano, quando gli avvenimenti sembrano travolgere le nostre speranze ed attese, quando il nostro cammino diviene  impervio e difficile, irto di incomprensioni ed asprezze, quando i dubbi , le incertezze e lo scoramento ci assalgono, ricordiamoci che non possiamo mollare perché abbiamo il dovere della testimonianza.

 Una testimonianza confortata dal coraggio di chi ha fede e sa di non essere mai solo perché, se  si guarda intorno ed osserva questo fiume di umanità sofferente in cui tutti e ciascuno siamo immersi, si ricorda che qualcuno che  ha chiamato amici: c’e, cioè, quel Dio che conforta chi soffre, che consola chi piange, che incoraggia chi crede.

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