Intervento di Alfio Bassotti al convegno sul tema:
“ Tra fede e politica”
14 dicembre 2008 – Loreto – Sala Macchi
Premessa
“Anche questo anno, Santa Vergine di Loreto, siamo tornati alla tua casa:siamo tornati come pellegrini mendicanti d’amore;
siamo tornati, su questo venerabile colle, perché bisognosi di perdono e consolazione;
siamo tornati per la certezza di trovare in te, madre santa, comprensione, conforto, incoraggiamento, sostegno, pace;
siamo tornati perché certi dell’ascolto che tu, madre di questa umanità smarrita, sempre riservi a tutti coloro che ripongono in Cristo, tuo e nostro Signore, speranza di eterna salvezza;
Milioni di fedeli, ogni anno, si rivolgono a Te invocandoti di rafforzare la loro fede: madre santa, siamo qui a chiederti di intercedere presso tuo figlio per ottenere la grazia di una fede fervida, di una fede grande indispensabile a chi, come noi, ha la presunzione di voler servire il prossimo esercitando particolari responsabilità nel sociale e politico.”
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Già, non possiamo negare a noi stessi che, come cristiani ed ancor più come cattolici, questo nostro impegno nella società civile, questo nostro collocarci su un versante così impervio, questo nostro ondeggiare tra fede e politica, non comporti un cammino faticoso: un percorso, cari amici, veramente arduo, perché costretto a svilupparsi tra asperità e personali tormenti che si incontrano e si vivono lungo l’itinerario del servire le esigenze dei singoli e delle comunità.
Ebbene, al termine di sei anni che concludono questa fase della nostra attività che ho avuto l’onore di aver promosso e diretto in prima fila, desidero ricordare il rapporto tra fede e politica sviluppatosi lungo l’itinerario cadenzato dai nostri convegni e dalle nostre proposte.
Mi rendo perfettamente conto degli enormi limiti personali che avverto nell’illustrare un argomento che coinvolge anche valutazioni di natura teologica: versante questo che io mi guarderò bene dall’affrontare, visto che esistono in materia una enormità di pubblicazioni di teologi, documenti sinodali, lettere pastorali ed encicliche.
Chi vorrà approfondire tale tematica può, grazie anche alle possibilità che oggi offre Internet, consultare ed attingere dai documenti e direttive di cui è ricco il magistero della chiesa. Mi permetto di segnalare in proposito l’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II “ Christifideles laici “, che sintetizza in modo mirabile i lavori del Sinodo dei vescovi del 1987, incentrati sul tema: Vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel mondo a 20 anni dal Concilio Vaticano II.
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Detto questo, credo necessario, ancor prima di addentrarmi nell’analisi rievocativa del nostro impegno associativo, tentare in estrema sintesi di soffermarmi, ancorché in modo quanto mai goffo ed approssimativo, da un lato sul dono della fede e dall’altro sul laicismo che dovrebbe caratterizzare l’impegno dei cattolici.
La fede:
La fede, è un dono.
Essa ci viene donata con il battesimo e potremmo semplicemente definirla come la nostra personale adesione all’incontro con Cristo e la Sua parola.
Incontro ed adesione ad un fatto a cui noi, pur non avendolo vissuto direttamente, riteniamo ragionevole aderire per l’affidabilità e l’autorevolezza di chi l’ha testimoniato.
Un fatto, un avvenimento che continua ad essere testimoniato e manifestato attraverso i secoli dalla santità della Chiesa.
Un fatto che si sostanzia nel nostro aderire all’incontro con un uomo che 2000 anni fa parlava alla gente di amore e di fratellanza, faceva miracoli e diceva di essere figlio di Dio.
Un uomo che, malgrado la profondità del suo dire e malgrado le meraviglie ed i miracoli compiuti, non venne riconosciuto da suoi che lo condannarono a morte, alla morte di Croce.
Un uomo che dimostrò di essere veramente Dio risorgendo il terzo giorno: si, sconfisse la morte per assicurare a tutti coloro che in lui crederanno di compartecipare alla Sua gloria eterna.
Quell’uomo era Nostro Signore Gesù Cristo che con Dio Padre e lo Spirato Santo regna nei secoli dei secoli; era colui che l’umanità attendeva ed ognuno di noi cercava, e le cui parole sono via, verità e vita .
Ed è questa conoscenza di fede di cui noi oggi noi siamo portatori e testimoni nella quotidianità del nostro tempo.
Una fede, amici miei, che, sostanziata di santa speranza ed illuminata dalla carità, si esprime e si manifesta con una intensità pari alla nostra capacità di essere testimoni del Vangelo, dei sui precetti e dei suoi valori: precetti e valori che, pur non essendo negoziabili, dobbiamo sforzarci di realizzare nel modo migliore, giorno dopo giorno, tenendo conto della realtà sociale e civile propria del tempo che ci è dato vivere: in ciò accompagnati e confortati dalla Santa Chiesa, comunità di tutti i credenti che esorta e guida nei secoli l’umanità intera verso la via della salvezza.
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La fede, però, non impedisce, anzi impone ai cattolici una linea di severa laicità nel loro impegno in politica: una laicità, cioè, che, fermo l’ascolto del giudizio morale della Chiesa sul nostro agire, ci lascia assolutamente liberi nel ricercare, sperimentare, realizzare il modello di società civile più consono per testimoniare la nostra fede.
In poche parole sul piano operativo, la gerarchia ecclesiale può, anzi deve, consigliare; ma nessun vescovo, nessun papa può imporci, in una società pluralista e multietnica, il metodo o il progetto di operatività sociale ed amministrativa per la realizzazione di una concreta, e non utopistica, società che deve esaltare il cittadino, i suoi spazi di libertà e quindi la sua crescita culturale, etica e sociale.
Per capirci: un laicismo come quello testimoniato da Don Sturzo che portò questo sacerdote a superare il “ non expedit“, ( che era il divieto allora imposto dalla chiesa ai cattolici di impegnarsi in politica), perché convinto, invece, dell’assoluta esigenza dei cattolici di concorrere alla realizzazione di un sistema di autonomie locali capaci di promuovere una vera partecipazione dei cittadini alle scelte della propria comunità, per costringere lo stato, allora così lontano e centralista, a prendere coscienza delle esigenze e delle aspirazioni della gente.
Un laicismo come quello testimoniato da quel grande statista che fu Alcide De Gasperi che, nel dopo guerra, disse in modo determinato un sofferto no a Papa Pacelli che suggeriva un connubio di alleanze tra la DC e forze politiche, che non garantivano certamente una grande trasparenza democratica, onde evitare il concreto rischio di consegnare il governo della città di Roma ai comunisti.
Ecco questo, per grandi linee, è il metodo per testimoniare in politica, in modo laico, la nostra fede ed il nostro credo.
Detto questo veniamo ad analizzare alcune delle iniziativa che in questi anni abbiamo portato avanti
Credo quanto mai opportuno fare in premessa anche una sintetico riepilogo delle motivazioni che muovono l’associazione ed un rapido bilancio della sua attività
Occorreva ed occorre, cioè, prendere atto dell’esistenza di un quadro socio politico che registra:
- Esistere uno stato di profondo malessere di tutti i cristiani che desiderano ancora impegnarsi in politica, per:
- il disorientamento di essere divisi su tematiche che. per loro natura, dovrebbero essere profondamente unitarie;
- il disagio per i cattolici di dichiarasi di destra o di sinistra, quando la loro naturale collocazione è stata sempre di centro.
- il disappunto di chi registra l’esistenza di uno scenario politico che esclude contenuti, valori, originalità in grado di provocare rinnovati interessi e stimoli per una partecipazione convinta e solidale alla vita politica del nostro paese.
- Il concreto pericolo che l’accorato appello del Magistero ecclesiale ai cattolici di tornare ad impegnarsi in politica rischi di cadere nel vuoto.
- L’esigenza di rifarsi alle origini: ritornando, cioè, a riflettere, come si ama dire, all’ombra dei campanili per approfondire, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, le novità che “i mutamenti epocali della storia oggi impongono”.
- La necessaria presa di coscienza attinente la promozione e la costruzione della casa europea come entità su cui dimensionare la ricerca, lo studio e l’elaborazione di strategie capaci di realizzare quella “Europa dei popoli” che, nel terzo millennio, può e deve rappresentare un grande momento di riferimento per tutti i paesi dei mondo.
- L’esigenza di onorare la scelta del nome di questa associazione che nasce da una frase di papa Giovanni Paolo Il avente valore profetico: ” L’Europa del terzo millennio sarà cristiana o non sarà “; volendosi con ciò sottolineare la esigenza di uno specifico e puntuale riferimento ai contenuti dell’umanesimo cristiano che rappresenta oggettivamente l’unico vero valore culturale e morale che ha permeato la storia dei popoli europei.
- E per ultimo, e certamente non per importanza, l’imperativo di incoraggiare ogni forma di aggregazione che riduca la dispersione nei troppi, tanti rivoli in cui versa attualmente la partecipazione politica dell’area cattolica e liberal democratica.
In conclusione, amici, le finalità indicate a suo tempo dalla nostra associazione sono di assoluta attualità: lo sono proprio perché fanno riferimento ad una quotidianità operativa difficile da attuarsi, ma non impossibile, visto che, dopo tanti anni, un primo e leale confronto tra tutti i cattolici e liberal democratici che sentono la necessità di riscoprire le ragioni di un comune impegno sotto la bandiera del Partito Popolare Europeo è realisticamente possibile.
Queste direttrici di marcia si sono tradotte, per la nostra associazione, in una attività che si sostanzia nell’organizzazione e nello svolgimento di ben 24 convegni itineranti nelle varie città della nostra provincia: da Ancona a Fabriano, da Iesi a Senigallia, da Osimo a Loreto.
A questi incontri hanno preso parte 42 oratori tra Vescovi, sacerdoti, parlamentari, consiglieri regionali, personalità, giornalisti, docenti, uomini di coltura.
Oltre all’attività convegnistica l’associazione ha anche voluto realizzare:
a) un corso di formazione di cultura sociologica svoltosi, Nell’anno sociale 2007/2008 prevalentemente presso L’ Auditorium “La Divina Pastora” – Palazzo Mastri - di Collina di Santa Maria Nuova
b) un numero unico di giornale per pubblicare le proposte fatte dalle commissioni di studio per il programma di sviluppo della nostra regione.
c) La pubblicazione di un opuscolo a colori con le proposte per il programma di sviluppo della regione Marche offerto alla riflessione del mondo politico marchigiano alla vigilia delle elezione regionali del 2005.
d) La distribuzione di circa 15000 opuscoli sulle direttive che la Congregazione per La Fede ha emanato ai cattolici impegnati in politica.
e) La realizzazione di un CD sulla vita di Alcide De Gasperi proiettato al convegno organizzato per la Sua commemorazione.
f) Un CD con i servizi Rai e TV Centro Marche sull’attività dell’associazione nel periodo 2002-2004.
g) Un DVD con i servizi Rai e TV Centro Marche sull’attività dell’associazione nel periodo 2004-2006-08-15.
Infine, come ciliegina sulla torta delle nostre iniziativa voglio ricordare che tutti questi impegni sono stati realizzati esclusivamente con un’attività di volontariato completamente gratuita.
Ebbene, a questo punto, non pretendo di esaminare tutti gli incontri che abbiamo fatto illustrandone ed approfondendone le tematiche attinenti il rapporto tra fede e politica: ciò, oltre che impossibile, sarebbe assurdo e di cattivo gusto.
Mi limito perciò, rispetto al contesto di cui stiamo trattando, ricordarvi alcuni momenti più appropriati al nostro odierno argomentare:
2003 – Ancona – Hotel Jolly .
“L’umanesimo cristiano: valore fondamentale e caratterizzante l’Unità Europea”- relatori: Padre Valentino Natalini – Prof.ssa Giuliana Limiti -Prof. Mario Di Napoli.
“L’impegno ed il comportamento dei cattolici nella vita politica”- relatore: Mons. Paolo Paolucci.
2003 - Loreto - Sala Paolo VI.
“I cristiani e la politica in Italia ed in Europa” - relatori: Rag. Alfio Bassotti, Dott. Ernesto Preziosi, Mons. Cleto Bellocci.
2004 – Loreto – Sala del Tinello .
“I cattolici in Italia ed in Europa: pluralismo, etica e diritto”- relatori: Mons. Angelo Comastri, Dott. Vittorio Ugga .
2005 - Loreto – Sala del Tinello.
“L’impegno politico dei cattolici alla luce della dottrina sociale della chiesa” - relatori:, dott. Vittorio Ugga.
2006 - Loreto – Sala del Tinello.
“L’Europa nel terzo millennio: i valori eterni per costruire pace e benessere nel mondo”– oratori: Cardinale Gian Battista Re, Prof Mario Baldassarri.
2007 – Loreto - Sala del Tinello
“EUROPA III MILLENNIO: una testimonianza dell’impegno politico dei cattolici ” relatori: rag. Alfio Bassotti, Mons. Gianni Danzi, Amb. Giuseppe Balboni Acqua
2008 – Loreto – Sala del Tinello – Piazza della Madonna -
“ Tra fede e politica”problemi caratterizzanti l’impegno in sette anni di attività da Europa III Millennio.
relatori: Avv. Antonio Mastri, Mons. Giovanni, Tonucci, rag. Alfio Bassotti.
Detto questo mi limiterò a sottolinearne solo le peculiarità di tre dei nostri incontri:
I due convegni su Alcide De Gasperi e Giorgio La Pira che abbiamo organizzato proprio per ricordare e rivendicare il valore della testimonianza dei cattolici nella prima repubblica: due convegni che all’auditorium della fiera della pesca ed al salone della provincia hanno visto una commovente ed imponente partecipazione a testimonianza di quanta riconoscenza la nostra gente riserva a questi esempi di eroismo cristiano nell’impegno sociale e politico.
Due personalità estremamente diverse sul piano caratteriale ed identiche, invece, sulla capacità di dare una genuina testimonianza di fede in tutte la loro attività pubblica.
Giorgio La Pira
Certo, illustrare il pensiero di La Pira, con qualche battuta è praticamente impossibile: ragione per cui mio mi limiterò a dire che esso si sostanzia nel definire civile una società solo quando essa assicura la difesa intransigente dei diritti naturali, la sacralità della persona umana, la sua elevazione morale e sociale, il suo diritto alla pace, alla libertà, al quel pluralismo che trova nel solidarismo cristiano il collante di una giustizia sociale segnata dai caratteri della carità e dell’amore fraterno.
La Pira non è stato personaggio facile: direi proprio, come ebbi ad affermare nell’apposito convegno, che è stato personaggio scomodo perché c’era in lui quella spontaneità e passionalità del sud che lo portava a scelte, spesso basate su semplici intuizioni, che sembravano quasi istintive od emotive: scelte che, invece, a lungo andare, si dimostravano frutto dalla sua profonda coltura, della sua viva intelligenza e soprattutto della sua grande fede religiosa.
E queste sue scelte, lui che ha sempre creduto nelle divina provvidenza, frequentemente creavano anche imbarazzo perché egli, per essendo persona molto disponibile, una volta che le aveva fatte le sosteneva poi con una garbata ostinazione che certamente non permetteva grandi spazi di interpretazione o di manovra.
Quelle iniziative potevano anche sembrare freddamente rituali ed, invece, lasciavano il segno nella coscienza civile di chi vi partecipava..
Alcide De Gasperi.
Se ho detto che è impossibile sintetizzare il pensiero di La Pira, immaginate Voi come è possibile sinteticamente illustrare la figura di De Gasperi, semplicemente gigantesca e giustamente mitica: mi ricordo che di fronte all’auditorium veramente stracolmo ebbi pubblicamente ad affermare che. “ guardandomi intorno mi veniva da pensare che riusciva a riunire più amici Alcide De Gasperi da morto che noi tutti da vivi”.
Volemmo organizzare quella commemorazione, in occasione del cinquantesimo anno dalla sua scomparsa, prima che ne fossero programmate altre per evitare qualsiasi strumentalizzazioni di parte: perché, quella manifestazione rappresentava un’occasione unica per ritrovare un comune sentire, per rivivere una pagina essenziale ed esaltante della nostra storia politica la cui memoria era ed è indispensabile per capire il presente e per costruire l’avvenire.
E ciò è tutt’altro che retorico poiché coloro che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo e di seguirne l’impegno possono testimoniare che Alcide De Gasperi è stato:
- Un vero statista: per noi punto di riferimento costante, maestro di vita, testimone di un impegno serio e determinato che, pur rispettoso delle altrui ragioni, era tutto teso a costruire un grande disegno di libertà e di democrazia.
- Un illuminato politico che, ancor più di ieri, ci ricorda, pur in presenza delle nuove sfide come la globalizzazione, il terrorismo, gli squilibri e le ingiustizie sociali, essere dovere dei cattolici il ritrovare un comune sentire ed esprimersi in unità d’intenti.
- un profondo credente: ispirato da una fede cristallina come l’acqua dei torrenti che solcavano i pianori delle sue montagne, un credente con una fede solida come le rocce suo Trentino.
Concludendo quell’incontro, affermavo sembrarci avvicinare sempre di più il realizzarsi di un nuovo significativo momento di coesione dei cattolici impegnati in politica: e ciò avrebbe realizzato il suo costante appello all’unità;un appello che tutt’ora in noi risuona come ammonimento: “Solo se saremo uniti saremo forti e se saremo forti saremo liberi di perseguire il nostro disegno di libertà e di sviluppo”.
Lo speravo quattro anni fa e ne sono ancor più convinto oggi perché avverto essere questo traguardo più vicino di quel che si pensi.
Cari amici, il rifarsi a così autorevoli personaggi della nostra esperienza civile sono occasioni non solo utili ma addirittura preziose poiché, oltre ad arricchirci moralmente, ci sospingono avanti, ci incoraggiano a riprendere il cammino per fare anche noi la nostra parte, stimolandoci, nel contesto in cui siamo chiamati ad operare, a dare, per quanto modesto, un contributo di testimonianza e di fede al divenire della storia.
Penso, poi, al convegno sulla famiglia realizzato con la presenza dell’On.le Lupi e dell’arcivescovo di Ancona Mons. Menichelli. Occasione preziosa per riflettere sulla funzione sociale insostituibile di questo istituto che rischia, purtroppo, derive innaturali ed eticamente inaccettabili.
In proposito. occorre ribadire che la chiesa, a mezzo della congregazione per la dottrina della fede, guidata dall’allora Card. Joseph Ratzinger, il 24 novembre 2002, con la nota dottrinale “circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”. ci ricorda in generale che:
“la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti.
Poiché la fede, continua la direttiva, costituisce come un’unità inscindibile, non è logico l’isolamento di uno solo dei suoi contenuti a scapito della totalità della dottrina cattolica. L’impegno politico per un aspetto isolato della dottrina sociale della Chiesa non è sufficiente ad esaurire la responsabilità per il bene comune. Né il cattolico può pensare di delegare ad altri l’impegno che gli proviene dal vangelo di Gesù Cristo perché la verità sull’uomo e sul mondo possa essere annunciata e raggiunta”.
Poi, la nota dottrinale aggiunge.
“Quando l’azione politica viene a confrontarsi con principi morali che non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno, allora l’impegno dei cattolici si fa più evidente e carico di responsabilità. Dinanzi a queste esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, infatti, i credenti devono sapere che è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene integrale della persona.” ( E si elencano, tra queste esigenze etiche fondamentali, il rifiuto dell’ aborto e dell’ eutanasia, la difesa dei diritti dell’embrione umano ).
Più chiari di così amici si muore!
Poi sul punto specifico della famiglia la nota dottrinale recita testualmente:
“ Analogamente, devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità……. : ad essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale.” Punto! !
La questione, però, così liquidata per i credenti dalla chiesa sul piano dottrinale, non può oggettivamente essere liquidata, altrettanto semplicemente, sul piano civile perché la realtà ci dice trovarci noi di fronte alla presenza di tante famiglie, costituitesi civilmente o di fatto, verso le quali lo stato giustamente deve riservare la stessa attenzione riservata a quelle istituite con rito religioso.
D’altronde ricordo che la costituzione italiana d’altronde all’art. 29 recita testualmente: “ La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Naturale ! cioè tra donna ed uomo, così dice la costituzione.
Come è possibile, allora, sopportare i modo tiepidi ed a volte quasi ammiccanti dei tanti che assistono in modo indifferente alla battaglia di associazioni e di partiti che, in forza ad una presunta libertà paritaria, invocano, ad esempio, i matrimoni tra gay con la pretesa del loro riconoscimento come istituto familiare!!!!
La cattolica Spagna docet!
Qui non si tratta di non riconoscere il diverso ed i suoi diritti: si ricerchino tutte le forme possibili di mutua assistenza tra gli stessi, ma non si può in alcun modo dare dignità giuridica a queste situazioni perequandole all’istituto familiare perché il farlo significherebbe non solo legalizzare un clamoroso falso ma, soprattutto, fiaccare l’istituto familiare snaturandone fisionomia, contenuti e finalità si da sancirne l’inevitabile tramonto.
Il rischio è, quindi, quello di dover assistere ad un forte indebolimento dell’ istituto familiare, cioè, della struttura posta a base della convivenza di ogni società civile, tale da comportare disastrose conseguenze evidenti a credenti e non credenti.
Il problema vero è, perciò, rafforzare la tenuta e la funzione dell’istituto familiare facendo in questo senso tabula rasa di tutti quei tabù che sul piano prettamente civile e laico sono un vero non senso.
In proposito, mi si permetta un aneddoto. Stavo parlando ad un amico della politica che si sarebbe dovuta attuare per supportare e consolidare l’istituto familiare: dei servizi che era necessario assicurare a sostegno della stessa, della esigenza di proteggere ed educare i figli trasmettendo loro i valori e gli ideali fondamentali del convivere civile, dei problemi per assicurare una educazione scolastica di qualità, di come aiutare i giovani nella fase di costruzione di una nuova famiglia, di come sostenere le famiglie numerose e quelle indigenti, di come assistere i nuclei familiari fatti da anziani malati di solitudine e bisognosi di assistenza, e così via; ebbene, più parlavo e più vedevo questo amico preoccupato, vorrei dire a forte disagio, tanto che ad un certo punto, facendosi coraggio sbotta e mi dice: guarda che io sono divorziato ed ho un’altra famiglia!
Rimasi li per lì interdetto, poi capii che si sentiva agitato per una specie di stato di imbarazzo in cui riteneva trovarsi in riferimento all’etica religiosa, e replicai:
“Non lo sapevo. Ma, adesso capisco perché sei preoccupato: avendone due di famiglie i tuoi problemi sono raddoppiati!
E proprio per questo che tu hai, perciò, una ragione in più di interessarti al problema e ad impegnarti per concorrere a trovare le soluzioni idonee per rafforzare questo istituto.
In proposito, cari amici, tutt’ora avverto la responsabilità politica per non aver fatto, noi cattolici, in tanti anni di responsabilità di governo, tutto quanto era giusto, possibile e doveroso per favorire lo sviluppo armonico della famiglia.
In questo senso noi tutti dobbiamo prendere coscienza che in larga parte non siamo stati all’altezza del compito affidatoci ed abbiamo clamorosamente fallito.
Vi ho raccontato, dunque, questo episodio, a dimostrazione che occorre sfatare la convinzione dominante essere la politica per la promozione ed il consolidamento della famiglia semplicemente un problema dei cattolici praticanti: tutt’altro! Essa impegna oggi più che mai la sensibilità di tutti ed in particolare di tutti i laici di buon volontà.
D’altronde, voglio rimarcare che è, in sostanza, la chiesa in prima linea su questa tematica tanto che assiduamente ci invita a difendere e rivalutare il ruolo della famiglia: istituto ove si esercitano le vere virtù eroiche del nostro tempo.
Ma non è forse vero che la odierna società civile oggi celebra ed inneggia a tanti idoli e tanti falsi personaggi attribuendo loro un fascino ed una dimensione quasi eroica: mentre la verità è che quasi sempre si tratta di esempi tutt’altro che esaltanti nel senso che si privilegia l’apparire più che l’essere.
Se non vogliamo essere ipocriti dobbiamo prendere coscienza che:
i veri eroi, oggi, sono tutti coloro che lavorano sodo per assicurare la sopravivenza economica al proprio nucleo familiare; i veri eroi sono oggi quei genitori, che si sacrificano per dedicarsi all’educazione dei figli; i veri eroi sono oggi quei coniugi che sanno superare le inevitabili difficoltà che si incontrano nello stare insieme pur di assicurare unità al proprio nucleo familiare.
Questi soli. io credo, sono i veri eroi del nostro tempo, questi sono i veri miti del presente: miti ed eroi perché sanno donare per amore, perché sono creatori di un sano realismo e testimoni di un costruttivo impegno.
Ed a questo punto del mio dire chiedo licenza, tralasciando anche la mia abituale prudenza, di poter fare, in libera uscita, qualche personale valutazione sull’ attualità politica.
Vedete il mio personale impegno su questo versante, durato tutta una vita, ha avuto fondamentalmente due obbietti prioritari: l’unità politica dei cattolici e la sconfitta dei comunisti.
Il primo, l’unità dei cattolici: debbo confessarvi, a me, tale condizione era sempre sembrata talmente consolidata da ritenerla addirittura scontata!
Invece, questa certezza me lo sono improvvisamente vista sbriciolata e distrutta, dalla sera alla mattina, dall’ondata giustizialista della magistratura militante di sinistra che, riuscita, in sol colpo, a far fuori sia la DC che i suoi alleati di governo, ha provocato una tale diaspora nel mondo cattolico che lo ha reso impotente di fronte al il liquefarsi della sua militanza politica diluitasi di fatto in una miriade di posizioni che hanno reso marginale per non dire inconcludente la sua incidenza.
Dopo 16 anni da quella vicenda, che nel frattempo, grazie a Dio, ha visto lentamente emergere ed affermarsi l’estraneità dai fatti contestati di quasi tutti i personaggi coinvolti e travolti dall’iniziativa giustizialista di mani pulite, non è sufficiente accusare di tale eventi la sola iniziativa della magistratura poiché occorre l’onesta mentale di ammettere che ci sono state, in proposito, anche nostre pesanti responsabilità che hanno, inconsapevolmente, concorso al realizzarsi del processo di disgregazione del mondo politico cattolico
La verità storica, per quanto amara possa sembrare, ci porta ad osservare che, ad esempio, se personaggi della caratura di Giulio Andreotti non avessero commesso imperdonabili errori di valutazione politica, forse il crollo del mondo politico cattolico non si sarebbe verificato:
Le mie, cari amici, non sono semplici battute perché a ben riflettere occorre ricordare che:
- Padre Giulio, come amiamo chiamarlo, tentato dal fatto di assicurarsi ancora un paio di anni di ulteriore permanenza al governo, non ha mai voluto aderire all’invito pressante di svolgere le elezioni anticipate all’indomani della caduta del muro di Berlino: il che avrebbe significato la concreta possibilità di spazzare via la presenza del più forte partito comunista dell’Europa atlantica.
- E, non pago di questo, Padre Giulio, in ossequio a quella perversa logica che si era andata via via affermando, ( la logica, cioè, di tutti contro tutti), ha anche affondato, utilizzando i franchi tiratori del suo gruppo, l’elezione a presedente della repubblica di Forlani, impedendo di conseguenza a Craxi di assumere la presidenza del consiglio dei Ministri.
Così operando, da un lato si è impedito oggettivamente il consolidamento del rapporto, estremamente difficile in quella fase, tra cattolici e socialisti e dall’altro si è reso talmente instabile e debole il quadro politico esistente si da consentire di fatto l’acquiescenza del mondo politico stesso all’iniziativa travolgente con cui le toghe rosse si sono assunte , oserei dire, una funzione vicaria per far fronte al deficit di potere decisionale a cui praticamente si era abdicato: e lo stesso Andreotti fu poi vittima del processo giustizialista a cui aveva inconsapevolmente dato vita.
Dico questo non tanto per stigmatizzare i tanti errori di valutazione fatti anche da statisti che, come Giulio Andreotti, hanno enormi meriti storici, quanto invece per affermare che in politica più che innamorarsi degli uomini occorre innamorarsi delle idee, dei valori; perché gli uomini passano ma i valori restano.
Malgrado questo, malgrado le delusioni e le sofferenze di questi anni, cari amici, io rimango non solo ottimista ma mi permetto addirittura di dire che siamo stati buoni profeti nel mettere nello statuto della nostra associazione, come punto centrale, il riferimento ai valori ed ai contenuto del partito popolare europeo: profeti perché quell’auspicio sta diventando realtà.
È, infatti, sotto gli occhi di tutti l’avvio nel paese di un forte ed inarrestabile processo di riaggregazione dei cattolici che trova sicuro riferimento in tutte le forze politiche che marciano nella direzione di una convinta adesione al PPE.
Oggi possiamo, inoltre, registrare il raggiungimento di un’altro grande sogno; il sogno di vedere, dopo più di mezzo secolo, il nostro parlamento finalmente sgombro dalla presenza della sinistra alternativa che continuava definirsi comunista: l’elettorato li ha finalmente spazzati via.
E debbo confessarvi, lo dico sottovoce, io avrei anche un’altra aspirazione: ma perché poi dovrei dirlo sottovoce .
No, lo dico forte è chiaro! Nutro in me anche la speranza di vedere finalmente coloro che ancora si dichiarano comunisti, e coloro che pur non dicendolo, continuano ad agire da comunisti, fuori dalla maggioranza e dal governo delle Marche.
Non è più possibile continuare ad assistere, amici mie, al triste spettacolo di una giunta regionale costantemente ingessata dai no della sinistra alternativa che ne hanno ormai paralizzato l’attività: e ciò anche in presenza di una drammatica situazione economica ed occupazionale che oggi la comunità regionale vive in maniera ancor più drammatica del resto del paese.
La litigiosità che quotidianamente si registra nelle forze dell’attuale maggioranza regionale è tale da bloccare l’ordinaria e la straordinaria amministrazione, tra l’altro, ormai demandata ai funzionari più che agli assessori.
Il Presidente Spacca è costretto, nel generoso tentativo di trovare soluzioni per il rilancio dell’economia regionale, a trasformarsi in una specie di commesso viaggiatore che vaga da una parte all’altra del mondo nella vana speranza di aprire nuovi mercati per dare ulteriori opportunità alle nostre aziende; purtroppo, invece, appare ai più che queste occasioni, quasi sempre, si traducono in una delocalizzazione dell’attività delle nostre imprese: il che comporta non il rilancio ma il ridimensionamento dell’attiva svolta dalle stesse sul nostro territorio.
Se a sinistra, nel PD, si piange per la difficile convivenza interna, si piange per le difficoltà insorte nella scelta della sua collocazione politica in Europa, si piange per la impossibile coesistenza con l’isterismo ed il pragmatismo sgrammaticato di Di Pietro, se nel Pd si piange, si diceva, non è che nel centro destra si rida.
Non si ride ,non tanto e non solo, per gli enormi problemi che l’attuale congiuntura mondiale pone, non solo e non tanto per l’enorme lavoro di aggiornamento dell’impianto istituzionale che attiene al decentramento fiscale ed al riequilibrio tra i poteri dello stato (si pensi solo alla riforma del sistema giudiziario); ma, si piange, invece, per le enormi contraddizioni presenti nella costruzione del rapporto tra cittadini ed istituzioni, tra partecipazione reale e partecipazione formale che sono argomenti che sostanziano la qualità del nostro sistema democratico. Basti pensare all’attuale legge elettorale che comporta una specie di dittatura della oligarchia dei vari partiti, una deresponsabilizzazione totale della rappresentanza parlamentare, una rottura assoluta del rapporto fiduciario tra eletto ed elettore, un centralismo pericoloso anche ai fini della costruzione dei partiti.
Ed infine, cari amici, io non nascondo una preoccupazione profonda per il fatto che tanti centri di interessi cavalcano con assoluta disinvoltura pseudo battaglie libertarie sperando di imporle al paese, qualora vengano meno presenze politiche, ferme sui principi ed intransigenti sui valori a difesa della persona umana e della sacralità della vita (aborto generalizzato, droga, eutanasia), o, qualora, dovessero venir meno ferme ed intransigenti posizioni in difesa dei necessari limiti etici nella ricerca biologica.
Ecco, un ulteriore motivo che impone ai cattolici di accogliere gli autorevoli inviti del magistero della chiesa a tornare ad impegnarsi in politica: ed io aggiungo a ricercare, ricordando il monito di De Gasperi, l’unità, non tanto per fare crociate che non servono anzi potrebbero essere pericolose perché suppongono quasi sempre un dato fondamentalista, ma semplicemente per servire e testimoniare la verità che è l’unico modo di esercitare compiutamente la nostra libertà e dare sostanza alla democrazia.
Conclusione
Cari amici siamo arrivati al termine di questo nostro incontro:
per me è anche arrivato il momento di salutarvi e di ringraziarvi per il vostro costante impegno e partecipazione,
di ringraziarvi di questo periodico incontrarci per tentare insieme di approfondire tematiche, esprimere valutazioni, avanzare proposte di progetti politici in favore delle famiglie, delle comunità locali, della patria italiana e della nostra nazione europea: un tentativo, il nostro, sempre teso a valorizzare l’uomo per alimentarne l’ insopprimibile anelito alla verità e la perenne aspirazione ad ampliare i suoi spazi di libertà.
Al saluto ed al ringraziamento, voglio aggiungere anche il ricordo dei tanti amici che in questi anni ci hanno lasciato: ricordo struggente ancorché mitigato dalla certezza che sono ritornati alla casa del padre.
Ci sovviene, a conforto di questa convinzione, la risposta che papa Benedetto ha dato recentemente all’interrogativo sul mistero della vita eterna: se, cioè, gli uomini e le donne di questa nostra epoca desiderano ancora la vita eterna? O se l’esistenza terrena è diventata, invece, l’unico loro orizzonte?
“In realtà, afferma il pontefice, ricordando quanto già osservato da Sant’Agostino, tutti vogliamo la “vita beata”, la felicità. Non sappiamo bene che cosa sia e come sia, ma ci sentiamo attratti verso di essa. E’ questa una speranza universale, comune agli uomini di tutti i tempi e di tutti luoghi. L’espressione “vita eterna” vorrebbe dare un nome a questa attesa insopprimibile: non una successione senza fine, ma l’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo, il prima e il dopo, non esistono più. Una pienezza di vita e di gioia: è questo che speriamo e attendiamo dal nostro essere con Cristo”.
Concludo, veramente cari amici, scusandomi ancora una volta, per tutti i limiti da me dimostrati nel trattare un tema come quello odierno che avrebbe certamente meritato ben altro oratore: purtroppo il desiderio di condividere con voi il contenuto di tutti questi anni di attività mi hanno portato a compiere questo peccato di presunzione che spero vorrete perdonarmi: e vorrete perdonarmelo anche perché è per me giunto, dopo oltre 50 anni di attività sociale e politica, il momento di appendere, come si ama dire, le scarpe al chiodo; una decisione irrevocabile vista l’urgenza di rientrare nel mio privato che ora necessita assolutamente della mia presenza e del mio personale impegno.
Mi rendo conto comunque che tutto ciò non potrà evidentemente far venir meno la mia istintiva attenzione verso il mondo della politica e del sociale: ragione per cui sarò sempre a disposizione degli amici, qualora lo ritengano opportuno, per un consiglio, o per un suggerimento che possano contribuire a formulare ipotesi di lavoro al servizio della comunità.
D’altronde è ormai ora che nuove energie, capaci molto più di noi di leggere il nuovo che avanza, si esprimano dispiegando appieno tutte le loro potenzialità per confrontarsi con i problemi e le attese della nostra gente.
E’ in questa logica, che ho chiesto al direttivo dell’associazione di inserire al suo interno tre giovani nelle persone di Annunziata Fiengo, Enrico Rimini e Gianluca Trenta,
A loro, al presidente ed al direttivo tutto formulo gli auspici di buon e proficuo lavoro!
A tutti Voi cari amici un augurio di cuore per questo Santo Natale!
Un augurio che è anche una preghiera affinché su ciascuno di Voi, sulle vostre famiglie, sui vostri amici risplenda sempre la pace e la benedizione di Dio. Sempre! Anche nei momenti più difficili della nostra avventura umana: quando ci si sente soli ed affranti, quando tutto ci sembra difficile ed impossibile.
In quei momenti dobbiamo alzare lo sguardo e fissarlo sulla croce di Cristo: quella croce che si staglia all’orizzonte, tra il cielo e la terra, come ponte di speranza per tutta l’umanità
Allora, sì prenderemo coscienza di non essere soli perché accanto a noi cammina Lui: Lui, Nostro Signore Gesù Cristo, il compagno di viaggio del nostro terreno peregrinare verso l’incontro con il Mistero di Dio:
Lui, Cristo Gesù, ci cammina accanto per consolarci quando siamo disperati, per confortarci quando siamo smarriti, per sorreggerci quando vacilliamo, per rialzarci quando cadiamo, sempre pronto a rendere forte e salda la nostra fede si da poterla proclamare con le stesse parole conclusive della formula battesimale:
Questa è la nostra fede
Questa è la fede della Chiesa
E noi ci onoriamo di professarla in Cristo Gesù, nostro Signore.
Amen.