Intervento di Alfio Bassotti al convegno sul tema:
“Riforma dello stato, riforma della politica, il ruolo delle autonomie”
1 maggio 2009 – Jesi – Sala dei Musicisti Hotel Federico II
Mi unisco al ringraziamento del nostro presidente Mastri al governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, per questa sua presenza in una giornata, il I maggio, semplicemente proibitiva per gli impegni che un politico della sua caratura deve onorare.
Ed al fine di economizzare al massimo il tempo della sua presenza mi limiterò a fare tre velocissime, telegrafiche riflessioni e provocazioni sui temi alla nostra attenzione.
1) Circa La riforma dello stato: basta annunciarla deve essere fatta.
In particolare:
- penso al ruolo delle provincia la cui sopravvivenza non ha più senso perché non solo antiquato retaggio organizzativo dello stato di stampo napoleonico, ma soprattutto per la sua dimensione organizzativa e territoriale che la pone ormai fuori da ogni logica di efficienza amministrativa che, per essere tale, deve coincidere con gli interessi reali e le moderne aspirazioni dei cittadini.
- penso alla esigenza di esaltare la funzione dei comuni da un lato e delle regioni dall’altro, responsabilizzandoli soprattutto con l’attuazione del federalismo fiscale.
- penso alla organizzazione di un momento intermedio tra comuni e regioni diverso dalle provincie: commisurato, cioè, alla qualità dei servizi di dimensione territoriale omogenea: trasporti, scuola, sanità, tempo libero, lavoro, ecc.
- penso alla istituzione del senato delle regioni quale camera legislativa nazionale per l’emanazione di normative quadro di indirizzo e di raccordo nazionale afferenti le materie di competenze regionale
2) Circa il ruolo delle autonomie:
- Ritornare, come ci ha insegnato don Sturzo, a concepire una partecipazione attiva del cittadino si da farlo assurgere a protagonista della vita democratica del paese: per far questo occorre, rilanciare il rapporto di fiducia della gente verso lo stato alimentandone ed esaltandone la partecipazione alle scelte che gli enti locali, quale organizzazione dello stato più vicino al cittadino stesso, sono chiamata quotidianamente a fare nell’interesse dei loro amministrati.
- Rimuovere la disaffezione della pubblica opinione verso la politica attiva in generale aumentando le competenze, l’autodeterminazione e l’autofinanziamento degli enti locali esaltandone così la funzione.
- Da qui l’urgenza, tra l’altro, della rapida applicazione del federalismo fiscale, tuttora in grave ritardo, che, mitigato da forme di doveroso solidarismo, è il vero strumento di rilancio degli enti locali e del loro ruolo di assunzione di responsabilità: il che consentirà alle popolazioni amministrate di esercitare direttamente e concretamente il controllo sull’utilizzo delle risorse a bilancio.
3) Circa la riforma della politica
- Dare vita ad una riforma elettorale che elimini le scelte oligarchiche e centralistiche dei partiti e ripristini le preferenze quale unico strumento di scelta e di selezione della classe dirigente.
- Riforma dei partiti che, come oggi organizzati, corrono un serio rischio: il rischio, cioè, di soffocare ogni segno di partecipazione e di democrazia interna. Infatti, una organizzazione fatta di nomine commissariali e di coordinamenti, attuate in termini totalmente verticisti, sta eliminando ogni pur minimo tentativo di attivazione di dibattito e di differenzazione interna. Il continuo rinvio di ogni forma di vera organizzazione democratica e di confronto interno rischia di concorrere all’agonia democratica del paese.
- Ho ripetutamente affermato che se è vero che nelle professioni con i rinvii spesso si vive o si sopravvive , in politica, invece, con i rinvii prima o poi, cari amici, si muore : e senza confronto ciò che muore è la libertà e la democrazia.
In conclusione:
C’è, cari amici, qualcuno che, con un pizzico di sufficienza ed arroganza, ci ha definito, in un momento di relax come un gruppo di brava gente che, però hanno poco da dire e quindi hanno fatto il loro tempo: come dire, dei poveri nostalgici, dei semplici reduci e combattenti.
Debbo confessare, per la verità, che mai e poi mai mi ero posto il problema di declamare pubblicamente le nostre virtù o le nostre potenzialità. Non l’ho mai fatto: anche perché è notorio che da tempo ho rinunciato ad impegnarmi nuovamente direttamente in politica.
Ma questo non significa, con buona pace anche di chi non è d’accordo, che non mi renda conto di ciò che noi siamo: siamo, alla faccia di chi vuole cancellarle, memoria e testimonianza di 50 anni di storia politica caratterizzata dall’incontro dei cattolici con i laici e socialisti realizzatosi nella cosiddetta prima repubblica: una storia fatta di grandi riforme, di sviluppo economico, di difesa intransigente della democrazia, della libertà e della pace.
- Oggi, sento forte in me l’esigenza di un ritorno all’ unità operativa di tutti i cattolici la cui partecipazione politica rimane essenziale per caratterizzare in senso democratico, pluralista e solidale l’avvenire del paese.
- So benissimo che, in una giornata di festa come questa, tradizionalmente dedicata alla scampagnata con gli amici e le famiglie, sarebbe stato già difficile, per non dire impossibile, riunire si e no una decina di amici: invece, sono tanti coloro che hanno voluto essere qui.
Certo, essere qui anche per l’amicizia che da sempre ci lega e di cui io sono fraternamente grato, riconoscente e fiero, ma io so che gli amici sono qui soprattutto per quel desiderio di partecipazione che sentono irrefrenabile e necessario come l’aria che si respira.
- Una presenza che intende ribadire essere arrivato il tempo per sottolineare che più dell’apparire occorre essere, più che il dire occorre fare: tutti convinti, io credo, che, se il contribuire alla costruzione del convivere civile è cosa importante e significativa per ogni cittadino, tale dovere diviene, per un cattolico, addirittura essenziale ed irrinunciabile.
Ribadiamo, perciò, che lo sforzo che l’associazione intende mettere in campo sarà, da un lato, quello di privilegiare la presenza di oratori che hanno dato vita a scelte di grande rilevanza politica e sociale e, dall’altro, il promuovere incontri per analizzare l’attività delle istituzioni locali in riferimento alla soluzione dei problemi esistenti sul territorio di loro competenza.
Ed è di tutta evidenza che un simile impianto programmatico scaturisca dall’esigenza di risvegliare l’attenzione e la partecipazione dei cittadini all’attività politica: politica che, rischiando, come già detto, una deriva elitaria, necessita più che mai di una massiccia iniezione di energie in grado di riscoprire e rinvigorire, in senso partecipativo, un impegno sociale testimoniandolo come autentico doveroso servizio alla comunità.
- Sono anche conscio, infine, che troppa è ormai la decadenza di una autentica partecipazione dei cittadini sempre più umiliata da scelte determinate a monte, lo ripeto, qualora qualcuno faccia finta di non aver capito, dalle singole oligarchie di partito.
- Un tale scenario, richiama, perciò, ciascuno e tutti al dovere di una alta testimonianza civile, ed impone una più diretta assunzione di responsabilità.
- E perché chi vuol capire capisca, parlo di una assunzione di responsabilità che dovrà inevitabilmente sfociare, prima o poi, anzi meglio prima che poi, in una discesa in campo dell’associazione per : un diretto impegno e partecipazione politica che, pur estrinsecandosi nelle forme e con le modalità che l’associazione riterrà più opportune, sono convinto verrà certamente realizzato dagli amici con grande senso di responsabilità ma anche con assoluta e risoluta determinazione. Grazie.